La pace è la strada

LA STORIA DELL'OBIEZIONE DI COSCIENZA IN ITALIA

 

G.A.V.C.I. - Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia

Nel dopoguerra il primo caso di obiezione si ebbe in Italia nel 1948 con P. Pinna, nonviolento, finito in carcere per 10 mesi; liberato fu condannato di nuovo e ritornò in carcere finché fu prosciolto dal dovere del servizio militare.

Il numero degli obiettori rimase basso per un totale di circa 250 persone fino al '69, quasi tutti testimoni di Geova con poche eccezioni, anarchici, nonviolenti, socialisti e pochissimi cattolici. Infatti il primo cattolico che basò il suo rifiuto su motivi di fede fu Gozzini nel 1962, seguito da padre Balducci che fu attaccato dalla chiesa ufficiale e difeso da don Milani che in questa occasione scrisse l'opuscolo "L'obbedienza non è più una virtù". Questo portò il problema dell'obiezione di coscienza a livello di opinione pubblica.

Il primo disegno di legge per il riconoscimento dell'obiezione fu presentato al Parlamento nel '49 dal socialista Calossi; nel '57 e nel '62 fu il socialista Basso ad assumere ancora questa iniziativa; negli anni successivi furono ancora socialisti e democristiani di sinistra a presentare altri disegni di legge tutti caduti dinanzi all'indifferenza della maggioranza parlamentare e all'ostilità del governo e delle gerarchie militari.

Per un momento sembrò che la legge Pedini (1966) offrisse una soluzione permettendo una specie di servizio civile nel terzo mondo; ma la legge si rivelò ambigua e insufficiente e la sua applicazione ancora peggiore; una legge fatta per pochi privilegiati i quali potevano mettersi al servizio di ditte private, enti statali e religiosi interessati a impiegare personale poco pagato nei paesi sottosviluppati.

A partire dal 1968 con la ripresa dell'antimilitarismo e l'incremento delle obiezioni, il problema trovò un eco crescente nel paese come dimostra la costituzione nel 1969 della Lega per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza (cui aderirono numerosi gruppi e movimenti nonviolenti, organismi religiosi, le ACLI ed esponenti qualificati di partiti di sinistra e di centro) e nel parlamento, come dimostra la presentazione del disegno di legge Fracanzani, che accoglieva la maggior parte delle richieste degli obiettori.

Nel 1970/71 gruppi di 6-7 persone fecero obiezioni collettive con motivazioni soprattutto politiche; l'esercito è rifiutato non solo per motivi morali e pacifisti: i giovani che lavorano in gruppi di sinistra e di base arrivano a rifiutare l'esercito come continuità del loro lavoro anticapitalistico. Sotto la spinta di questi gruppi e di tutti i movimenti pacifisti, radicali e nonviolenti il governo italiano approvò sotto il condizionamento delle gerarchie militari e delle forze di destra il disegno di legge Marcora invece di quello Fracanzani.

Passò così la legge n. 772 il 15/12/72 che dava il diritto all'obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici.

La legge restrittiva e punitiva (8 mesi in più, commissione giudicante, esclusione delle motivazioni politiche, dipendenza dai codici e dai tribunali militari) fece nascere subito un movimento di lotta degli obiettori che si unirono nella Lega Obiettori di Coscienza (LOC).

 

 

San Massimiliano obiettore

G.A.V.C.I. - Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia



Un santo antico e moderno







Introduzione


Da quando il sottoscritto ha scoperto questo giovane santo, dietro suggerimento di un teologo-patrologo, e ha avuto conferma, dalla lettura di un libro critico interamente a lui dedicato e da altri studi scientifici, della sua qualifica di "obiettore al servizio militare in quanto cristiano", il culto di venerazione di san Massimiliano si è risvegliato da un letargo millenario.
Iniziato dal GAVCI a Bologna circa vent'anni fa, oggi si celebra in molte diocesi italiane quale patrono degli obiettori di coscienza, specialmente per opera della Caritas, nell'anniversario del suo martirio avvenuto il 12 marzo dell'anno 295 dopo Cristo.
In vista della prossima festa di san Massimiliano obiettore, il GAVCI ha pensato di lanciare in tutte le forme possibili un volantino, a scopo informativo, utilizzabile per momenti di celebrazione religiosa, recante sulla facciata l'IMMAGINE e la PREGHIERA, sul retro gli ATTI DEL MARTIRIO.


Preghiera a Gesù "Principe della Pace" per intercessione di SAN MASSIMILIANO "obiettore martire"

Gesù "Principe della pace" (Is 9,5), per intercessione di San Massimiliano, giovane PROTETTORE dei giovani OBIETTORI, fa che siano (siamo) veri "operatori di pace" (Mt 5,9), aprendo il cuore a "Dio" che "è amore" (1 Gv 4,8). Pieno l’animo della tua pace, fa che la portino (portiamo) nelle famiglie, nella società, fra i popoli e nel mondo intero. Sull’esempio tuo e di San Massimiliano, che ha regalato al carnefice la veste nuova militare per il cui rifiuto subì il martirio, dona ad essi (a noi) di opporre mitezza a violenza, perdono a odio, e di escludere ogni uso omicida, personale e strutturale, della forza. Infondi a tutti i battezzati la fedeltà alla NOVITA’ DELL’AMORE, che tu hai portato sulla terra: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5,44). Possa così compiersi in essi (Mt 5,9). AMEN ! (con approvazione ecclesiastica. Vescovo Benito Cocchi. Modena. 26.04.1998)

Atti di San Massimiliano

1. Sotto il consolato di Tusco e Anulio, il 12 marzo dell'anno 295 d.C., a Tebessa, fu fatto comparire nel foro Fabio Vittore assieme a Massimiliano; l’avvocato Pompeiano, autorizzato a parlare, disse:< Fabio Vittore, esattore del temo, è introdotto con Valeriano Quinziano, preposto imperiale, con il coscritto abile al servizio Massimiliano, figlio di Vittore; poiché è arruolabile, chiedo sia passato allo statimetro>. 2. Il proconsole Dione domandò: . Massimiliano rispose:

 

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DOSSIER SUL DIBATTITO FRATERNO TRA IL GIORNALISTA ROBERTO BERETTA E P. ANGELO CAVAGNA, AVVENUTO SUL GIORNALE CATTOLICO “AVVENIRE”, A PROPOSITO DI S. MASSIMILIANO DI TEBESSA, PROTETTORE DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA AL SERVIZIO MILITARE: ERETICO O NO?

AI LETTORI UNA VALUTAZIONE SULLE BRAGIONI OBIETTIVE O MENO DEI RISPETTIVI AUTORI.




C'è un esercito in cielo. E il patrono degli obiettori? Era eretico.

Di Roberto Beretta - Avvenire - Domenica 28 ottobre 2004

A Santiago di Compostela hanno disarmato il patrono san Giacomo matamoros, rinfoderando la spada statuaria che sembrava minacciare il dialogo interreligioso. A Monza il sindaco ha disarcionato san Michele, togliendogli l'arma con la quale faceva da meridiana sulla pubblica piazza. Ma ce ne vorranno di fatiche, ai volonterosi cultori del politically correct, per rendere inoffensiva la legione di santi che scintilla d'oro (le aureole) e d'acciaio (la corazza) in paradiso.
Infatti I santi militari costituiscono una compagnia scelta di almeno 178 elementi; e tanta precisione è concessa grazie all'omonimo lavoro che lo scrittore e giornalista Rino Cammilleri ha da poco riedito (pp. 256, euro 14,89) dopo un decennio dalla prima uscita e in forma ampliata per l'editrice Estrella de Oriente di Villazzano (Tn). Non che nel libro ci siano tutti i beati che hanno avuto a che fare col mestiere delle armi - sono infatti molti di più; però il manipolo dei 178 è arruolato, con il solito gusto bastian contrario del siciliano Cammilleri, per combattere una battaglia ideale contro lo spirito imbelle che - al dir dell'autore - fa prigionieri troppi cattolici.
Non si tratta infatti di soldati diventati santi nonostante la divisa che portavano, ma spesso proprio a motivo di quella. Per esempio Basilide, militare del III secolo addetto alla scorta dei condannati ad Alessandria d'Egitto: difese col suo corpo dagli sputi e dalle percosse una vergine che andava al martirio, e perciò meritò di diventare martire anche lui, di lì a poco. La difesa dei deboli è del resto (dovrebbe essere) uno dei doveri primari delle forze armate; e ci furono cristiani - vedi Salvo d'Acquisto - che esercitarono tale funzione in modo anche cattolicamente eroico.
Ecco poi i molti soldati martiri per non aver accettato le pratiche connesse eppure non necessarie al loro stato, cioè in fondo per non aver obbedito ad ordini ingiusti dei superiori (e anche questo fa parte dei diritti-doveri della truppa). I legionari romani che rifiutavano di sacrificare all'imperatore - si noti tuttavia - si opponevano all'idolatria, non alla leva; ritenevano cioè inaccettabile riconoscere divinità ai superiori gerarchici, ma obbedivano loro in guerra. Qui c'è l'esempio maiuscolo della Legione Tebea, 6500 uomini tutti cristiani, inviati da Diocleziano a domare una rivolta in Gallia nel 286 e fatti giustiziare da un generale troppo servile.
Certo, possono suscitare perplessità oggi le aureole poste sopra l'elmo di re combattenti come Ferdinando III di Castiglia, sovrano della Reconquista dell'Andalusia ai musulmani, oppure Stefano d'Ungheria, Canuto di Danimarca (santo al pari di Olaf di Svezia, suo storico nemico...), l'imperatore Enrico II che scese in campagna per difendere i possessi pontifici, o magari il beato Umberto III di Savoia, al quale capitò persino di essere scomunicato; però all'epoca mettere la spada al servizio della civitas christiana poteva essere considerato eminente esercizio della carità, anche se ciò significava far scorrere lacrime e sangue. Il valore sociale e civile, insomma, prevaleva sulla vita individuale.
Cammilleri ricorda poi la carriera militare di patroni del pacifismo moderno (da san Francesco a Giovanni XXIII) o comunque di altri "insospettabili" (Padre Pio, Charles de Foucauld, il curato d'Ars); narra la straordinaria vicenda di Ernest Psichari - ufficiale, nipote del razionalista Ernest Renan, ateo convertitosi per espiare l'apostasia del nonno -, che morirà in battaglia nella Grande Guerra; e alla fine allega anche un'appendice di «combattenti dimenticati»: dai samurai cristiani perseguitati e massacrati nel Giappone del Seicento, ai martiri vandeani, a quelli delle insorgenze italiane che si opposero all'occupazione dei giacobini anche in nome della loro fede.
Ma l'ultima impresa è dimostrare che il patrono degli obiettori di coscienza, san Massimiliano di Tebessa decapitato nel 295, aveva rifiutato di arruolarsi perché aderiva alla corrente montanista che cercava fanaticamente il martirio anche con spettacolari "provocazioni" all'autorità. In altre parole: era un eretico.




Il patrono degli obiettori non era eretico ! Dibattito su primi cristiani, Chiesa e pacifismo.

di Angelo Cavagna - Avvenire - Mercoledì 17 novembre 2004.

Mi riferisco all’articolo di Roberto Beretta, pubblicato su AVVENIRE del 28 ottobre a p. 24, intitolato “C’è un esercito in cielo. E il patrono degli obiettori? Era eretico”.
La tesi di fondo è che la Chiesa dei primi secoli non era contro la guerra giusta. Al riguardo inviterei Beretta a leggere il libro di J.M. Hornus “Evangile et Labarum” (Labor et fides, Géneve 1960), che è un’antologia di testi patristici, letti i quali dissi: “Me non m’imbroglia più nessuno su questa questione”. Altro testo utile è quello di E. Butturini “La nonviolenza nel cristianesimo dei primi secoli - Antologia di prosatori latini” (Paravia, Torino). Ma seguiamo punto per punto le affermazioni di Beretta.
Primo argomento che porta è il seguente: “I santi militari costituiscono una compagnia scelta di almeno 178 elementi”. Al che rispondo che il martirologio, visto che in genere sono martiri, evidenzia che i militari che diventavano cristiani ‘scioglievano il cingolo militare’, ossia rifiutavano di partecipare all’esercito.
Beretta osserva che rifiutavano non la leva, ma l’idolatria, ossia il giuramento al divo imperatore. Io invece rispondo che rifiutavano tutte e due le cose. C’è un testo della “Dottrina apostolica” (n. 6), attribuita ad Ippolito di Roma, che rifletteva la prassi delle chiese dell’area mediterranea, quindi anche Roma e dintorni, che dice: “Il soldato subalterno non deve uccidere nessuno. Se riceve un ordine del genere, non deve eseguirlo e non deve prestare giuramento. Se non accetta tali condizioni, sia respinto. Chi ha potere di vita e di morte sugli altri o il magistrato di una città, che porta la porpora come emblema della sua autorità suprema, deve dare le dimissioni, altrimenti venga respinto. Il catecumeno o il fedele che vogliono arruolarsi e fare il soldato vengano respinti, perchè hanno disprezzato Dio”. Come si vede, chi era già soldato, divenendo cristiano, poteva restare tale, ma alla condizione precisa di “Non uccidere !”. Poteva svolgere altre mansioni: costruzione di strade, mantenimento dell’ordine in funzione di polizia, trasporto della posta che era pure mansione dei soldati. Ma restava la condizione assoluta: “Non uccidere!”. Chiaro!
Che poi si registrino altri santi nel corso della storia, citati da Beretta, implicati in guerre, nei secoli seguenti, si spiega con la cosiddetta svolta costantiniana, con l’introduzione nella Chiesa della dottrina della guerra giusta. Al riguardo, il noto teologo moralista Luigi Lorenzetti oggi scrive: “L’evoluzione del pensiero cattolico nella riflessione teologica... porta alla delegittimazione di ogni guerra, sia di offesa sia di difesa... Non ci sono aggettivi (giusta, necessaria) che la possano riscattare. La teoria della guerra giusta è caduta dal suo interno, addirittura prova oggi il contrario... La guerra non è la continuazione della politica, ma il suo fallimento” (Dizionario di teologia della pace, EDB 1977, p. 128).
Per la questione della Legione Tebea, pure citata da Beretta, rimando a un estratto del prof. di storia ecclesiastica della Facoltà Teologica del Piemonte, Pier Angelo Gramaglia, preso dagli “Atti della V settimana di studi Sangue e antropologia. Riti e culto” (ed. F, Vattioni). In esso si afferma: “Circa la cosiddetta Legione Tebana la storiografia ha ormai raggiunto una certa tendenza nel negarne l’autenticità storica, almeno parziale”; e segue la trattazione dettagliata.
Tra gli altri santi guerrieri Beretta cita anche s. Francesco. Io mi limito a citare la primitiva regola del Terz’Ordine di S. Francesco che dice testualmente: “Non accettino e non portino seco armi mortali contro alcuno”, regola che determinò l’espandersi veloce e rilevante del Terz’Ordine affrettando la decadenza del sistema feudale e contribuendo alla evoluzione verso i Comuni e le associazioni di Mestieri. Per una valutazione più ampia e autorevole rimando al documento unitario delle famiglie francescane in risposta alla dichiarazione dell’on. Gianfranco Fini su s. Francesco.
Infine Beretta fa passare s. Massimiliano di Tebessa, patrono degli obiettori, per montanista, quindi eretico. Ciò non sta in piedi, anche se in parte si può capire. Nel nord-Africa c’era Tertulliano grande pacifista, annoverato fra i padri della Chiesa, che in tarda età divenne montanista. Ma s. Massimiliano non aveva nulla a che fare con questa corrente. Era di Tebessa, della diocesi di Cartagine, di cui era stato vescovo s. Cipriano, lui pure pacifista e martire. Scriveva infatti: “Osserva le strade bloccate dai banditi, i mari infestati dai pirati, le guerre sparse dovunque con l’orrore del sangue versato dagli opposti schieramenti. Il mondo è bagnato di sangue fraterno: ecco che l’omicidio è crimine quando sono i singoli a commetterlo, ma diventa virtù quando è compiuto in nome dello stato. L’impunità per i delitti non l’assicura il motivo dell’innocenza, ma la grandezza della ferocia” (Ad Donatum 6-7). Il corpo di s. Massimiliano venne raccolto dai fedeli e sepolto proprio accanto a quello del suo vescovo s. Cipriano quale testimone della fede cristiana, come allora veniva insegnata.
A mo’ di conclusione auspicherei, nel rispetto della coscienza altrui, un recupero deciso del patrimonio di pace della primitiva Chiesa. Soprattutto mi piacerebbe che i politici cattolici sapessero esprimere una chiara e forte opzione di pace e nonviolenza, che non è passività; basti pensare ai grandi pacifisti del passato e anche ai tanti gruppi della società civile a tutt’oggi impegnati a costruire la pace in zone di conflitto, con tanti sacrifici, fino al rischio della vita. Opzione di pace da far valere nei confronti dei conflitti armati di oggi, sulla scia di don Luigi Sturzo, che certo non mancava né di senso morale né di senso politico e di realismo. Egli scriveva: “L’obiezione di coscienza non è che una negazione pratica e cosciente del diritto dello stato a fare la guerra. E’ un conflitto fra un ordine stabilito e un ordine ideale. Si dirà: <

Caro padre Cavagna,
di fronte alla sua (sempre utile) dotta lezione di pacifismo nella storia della Chiesa, me la cavo ricordandole che il mio articolo era in realtà la presentazione di un libro altrui, e precisamente de I santi militari di Rino Cammilleri (edizioni Estrella de Oriente) e che dunque con lui avrebbe dovuto incrociare le garbate lame della sua puntualizzazione.
Io – come si suol dire – non ho fatto altro che riportare i documenti storici (altrettanto puntuali di quelli da lei esposti) allegati dall’autore del suddetto saggio, enfatizzando i dati giornalisticamente più curiosi.
Del resto, non ci si può certo illudere di esaurire con un paio di articoli la dibattutissima questione del rapporto fra uso della forza, pacifismo e dottrina cristiana, tema sul quale esistono diverse fondate opinioni e che appare tuttora aperto alla discussione, da qualunque parte lo si consideri.




Riforma della leva militare e civile


G.A.V.C.I. - Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia



Il quadro di fondo è l'impegno, sottoscritto dall'Italia a Londra nel 1990 insieme agli altri stati NATO, di attuare un NUOVO MODELLO DI DIFESA, che è poi la difesa degli , ossia delle .
Per tale tipo di guerre occorrono eserciti potentissimi e velocissimi, con soldati professionisti e senza scrupoli, convinti o mercenari.
Tra l'altro l'esercito correva il rischio di non avere più soldati di leva disponibili, dato l'alto numero annuale di decine di migliaia di obiettori di coscienza al servizio militare.
L'ideale per i militari e i politici in genere sarebbe stato di disfarsi totalmente degli obiettori, cosa che per vari motivi, storici e costituzionali, non era possibile. E' così che prima è stata discussa e approvata velocemente la riforma del servizio militare; ma poi, per evitare l'ostruzionismo dei verdi, si è dovuta mettere in marcia anche la riforma del servizio civile, ora giunte insieme al traguardo dell'approvazione definitiva.


IL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO NON E' ABOLITO
La prima notizia da sfatare , venduta a iosa dalla televisione e dalla stampa , è che l'obbligo del servizio militare sia stato abolito: non è vero! Basta questa citazione letterale della legge in questione, all'art. 2, comma 1, letttera f), e comma 2: "Personale da reclutare su base obbligatoria, salvo quanto previsto dalla legge in materia di obiezione di coscienza, nel caso in cui il personale in servizio sia insufficiente.., nei seguenti casi allora: 1) qualora sia deliberato lo stato di guerra ai sensi dell'articolo 78 della Costituzione; 2) qualora una grave crisi internazionale nella quale l'Italia sia coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale giustifichi un aumento della consistenza numerica delle forze armate. Comma 2. Il servizio militare obbligatorio nei casi previsti dalla lettera f) del comma 1 ha la durata di dieci mesi, prolungabili unicamente in caso di deliberazione dello stato di guerra".

L'OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTINUA
Il testo della legge approvata conferma la necessità per i giovani maschi, che non intendano rischiare di ricevere di ricevere la cartolina militare in qualsiasi momento della loro vita, qualora l'esercito non raggiunga il numero sufficiente di soldati volontari, proprio nei casi di guerra o di emergenze internazionali, di recapitare agli organi statali la dichiarazione firmata di obiezione di coscienza. Dice infatti: "Personale da reclutare su base obbligatoria, salvo quanto previsto dalla legge in materia di obiezione di coscienza". Tale dichiarazione non comporta nemmeno l'obbligo del servizio civile, che rimane in ogni caso libero-volontario.

MISTIFICAZIONI E INCOSTITUZIONALITA'
Il peggio è che la scelleratezza del Nuovo Modello di Difesa, marcato NATO, viene ordinariamente camuffata e confezionata con frasario pacifista, così che le guerre diventano ,,. E' impressionate notare il pullulare di guerre ed eserciti, nei quali gli uomini, uccisi o dispersi, vengono sempre più rimpiazzati da adolescenti e bambini-soldato. Le motivazioni di tali guerre, quelle vere, non sono quasi mai quelle propagandate, cioèetniche o religiose, ma, se si scava un po' a fondo, non si tarda a scoprire che si tratta di guerre economico-commerciali, come per il petrolio ad esempio in Sudan, o per le miniere d'oro, di diamanti e di altri materiali preziosi ad esempio nella Repubblica Democratica del Congo. Oppure si tratta di piani di predominio geo-politico, ad esempio USA ed Europa, in Africa, nei Balcani, in Medio Oriente. Per l'Italia, almeno, c'è anche una evidente incostituzionalità, come per la guerra del Golfo e quella del Kossovo, in contrasto con l'art. 11: "L'Italia ripudia la guerra come mezzo...per la risoluzione delle controversie internazionali".

ASPETTI POSITIVI... SENZA ILLUSIONI !
Non ignoro alcuni punti, assai positivi, della nuova legge sul servizio civile: il concorso alla difesa della patria con mezzi e attività non militari; il potenziamento del servizio civile all'estero, una possibilità di per interventi civili e non militari; una paga discreta che dovrebbe aggirarsi sul mezzo migliaio di euro. Ma no mi farei troppe illusioni. Il vero obiettivo dei militari e dei politici in genere è di rafforzare l'esercito e sminuire il servizio civile. Basta vedere cosa sta succedendo in questi mesi. Il governo sta inventando tutte le scappatoie per lasciare a casa gli obiettori e imbarcare invece i militari. La misera paga attuale per il servizio civile è in ritardo di oltre mezzo anno.

Così si rendono inapplicabili anche le leggi migliori. Con quale legalità?
Angelo Cavagna
(da "Amici dei Lebbrosi" di maggio 2001)


Militari riformati
OLTRE TUTTI GLI ESERCITI


L'esercito di leva non va bene per chi ricerca la pace. Gli eserciti permanenti sono "causa di guerre aggressive" e "fanno uso di uomini come di semplici macchine e strumenti"( Kant, 1785). Ma l'esercito professionale è ancora più negativo e pericoloso. Negativo eticamante, perchè prevede la guerra come una professione per una normale funzione sociale, e non come una eccezionale tragica necessità ( ammesso e non cocesso che lo sia ). Pericoloso politicamente, perchè attira soggetti ( che saranno poi privilegiati nell'accesso al lavoro ) disposti a "risolvere" i conflitti con la stolta potenza delle armi ( contro l'art. 11 Costituzione). Le armi sono capaci unicamente di minacciare, distruggere, uccidere, di dare ragione alla forza e non al diritto, non di comprendere e mediare le ragioni. La retorica degli "eserciti di pace" è finora del tutto smentita dalla natura distruttiva dellle recenti "guerre umanitarie". Altra cosa sarebbe l'attuazione della Carta dell'ONU, con una forza di polizia ( diversa per cultura, etica e scopi dagli eserciti di guerra, perchè deve limitare e non estendere la violenza ), regolata da una vera democrazia cosmopolitica, finora impedita dalle grandi potenze. Ma meglio di tutto sarebbe sviluppare la cultura e l'addestramento alla "difesa civile non armata e nonviolenta" ( come vuole la legge 8 luglio 1998, n. 230, art. 8 ), e all'intervento dei mediatori civili nei conflitti. I popoli hanno la possibilità, verificata dalla storia anche recente, di svuotare con la non-collaborazione anche poteri ingiusti e violenti, senza usare violenza. L'Italia ha il privilegio civile nel mondo di essersi impegnata per legge intale direzione, che prefigura il necessario superamento storico dell'istituzione guerra, ma invece di procedere in questa civilizzazione, rende professionale il criterio delle armi, assolutamente impotente a riconoscere la ragione e il diritto. Ma c'è chi non si arrende.

Enrico Peyretti

Comunicato stampa - Bologna, 15 giugno 2001

Esercito professionale? ESERCITO DI POVERI CONTRO I POVERI!

Lo dicevamo da tempo che non ce l'avrebbero mai fatta a raccogliere i 190.000 soldati volontari per l'esercito professionale. Nella stessa difficoltà si trovano gli USA, l'Inghilterra, la Germania, la Spagna... Ma il Corriere della Sera del 6/6 dandone conferma, avanza le proposte circa i possibili rimedi, supportati dalla competenza del generale Luigi Calligaris. E si tratta di proposte, a dir poco, orripilanti, sempre con l'occhio rivolto ai paesi cosidetti più avanzati (in che cosa?). Si tratterebbe di aprire le caserme ai carcerati (come già attuato in Inghilterra), ai gay dichiarati e agli extracomunitari, i quali, dopo 5 anni, potrebbero ottenere la cittadinanza italiana, come già facevano i romani con i barbari. In effetti i romani, arraffando ricchezze e soldati in tutto il mondo, erano più barbari dei barbari, proprio come stanno facendo i G8, in specie la Nato, con il resto del mondo: depauperare il terzo mondo con un esercito di poveri. Già ora, i pochi alpini volontari sono ragazzi poveri del sud. IL NUOVO MODELLO DI DIFESA della Nato è già finalizzato alla difesa dei propri interessi (leggi ). Più cinismo di così! Ma non ci interessa attizzare odio contro il G8, bensì proporre con forza l'urgenza che i politici si accordino per riformare l'ONU, vera autorità sovranazionale per un minimo di regole per tutti i popoli, a garanzia di giustizia e pace davvero per tutti i popoli. La contestazione del G8 è segno che il gioco sporco del liberissimo mercato, che lascia gli altri solo di morire di fame e di violenza, è troppo scoperto. Tra l'altro si tratta, per l'Italia, di rientrare nella legalità costituzionale (art.11). Per i cattolici politici di tutti i partiti si tratta anche di un minimo di coerenza con il VANGELO dell'amore e dell'onestà: "Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio"

Per il G.A.V.C.I.
P. Angelo Cavagna
presidente


AI GIOVANI DI LEVA
LA LEVA OBBLIGATORIA NON E' STATA ABOLITA, MA SOLO SOSPESA
( legge n. 331, art. 2, comma 1 e 2, del 14 novembre 2000, dal titolo "Norme per l'istituzione del servizio militare professionale" )

SE NON CI SARANNO 190.000 MILITARI VOLONTARI ( per l'esercito dei professionisti ), il Ministero della Difesa potrà chiamare i giovani di leva al servizio militare obbligatorio, proprio nel caso in cui "sia deliberato lo stato di guerra" o nel caso di "una grave crisi internazionale...", per la durata di dieci mesi, prolungabili in caso di guerra. Per questo, chi in ogni caso non vuol rischiare un giorno o l'atro di trovarsi in guerra deve fare la Dichiarazione di Obiezione di Coscienza. Ciò vale anche per le donne: prima non potevano fare entrare nell'esercito; ora possono; domani, in caso di necessità, potrebbero con una nuova legge venire obbligate anche loro nei casi previsti per i maschi. Perciò:
scegli l'obiezione di coscienza al servizio militare
Rifiuta l'esercito, una scuola di guerra e di violenza
Rifiuta le spese militari e l'industria bellica

Se le spese dello stato per l'esercito ( 35.000 miliardi ) e il servizio civile ( 235 miliardi ) fossero uguali, i giovani obiettori potrebbero dimostrare come si "difende la patria" in maniera alternativa alle armi. Dichiarati comunque obiettore/trice di coscienza ( pur non sussistendo più l'obbligo del servizio civile ). Tuttavia dal 1 gennaio 2005 tutti/e, ragazzi e ragazze, potranno scegliere il servizio civile volontario (legge n. 64 del marzo 2001 - "Istituzione del servizio civile nazionale" ).

 

Scarica il modulo obiezione

 

 

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HA SENSO ANCORA OGGI PARLARE DI OBIEZIONE DI COSCIENZA?

Stralci dalla legislazione attuale in tema di leva e reclutamento

LA LEVA OBBLIGATORIA È SOSPESA
Infatti il Decreto Legislativo 8 maggio 2001 n° 215 fissa la sospensione della leva obbligatoria e conseguentemente il servizio civile sostitutivo a decorrere dal 1° gennaio 2007. Successivamente la Legge 23 agosto 2004 n° 226 anticipa la sospensione al 1° gennaio 2005. (dal sito dell'UNSC)

LA LEVA OBBLIGATORIA È SOLO SOSPESA: IL RECLUTAMENTO, NEI CASI DI GUERRA O EMERGENZA, PUÒ TORNARE SU BASE OBBLIGATORIA!
Citiamo a questo punto per esteso i primi due articoli della legge 331/2000 (14 novembre 2000), che istituisce l'esercito professionale, "Norme per l'istituzione del servizio militare professionale"


Art. 1.
(Compiti delle Forze armate)


1. Le Forze armate sono al servizio della Repubblica.
2. L’ordinamento e l’attività delle Forze armate sono conformi agli articoli 11 e 52 della Costituzione e alla legge.
3. Compito prioritario delle Forze armate è la difesa dello Stato.
4. Le Forze armate hanno altresì il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte.
5. Le Forze armate concorrono alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgono compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza.
6. Le Forze armate sono organizzate su base obbligatoria e su base professionale secondo quanto previsto dalla presente legge.
7. L’articolo 1 della legge 11 luglio 1978, n. 382, e l’articolo 1, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 1986, n. 958, sono abrogati.

Art. 2.
(Personale militare impegnato nella difesa nazionale)

1. Le finalità di cui all’articolo 1 sono assicurate da:
a) ufficiali in servizio permanente, di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490;
b) sottufficiali in servizio permanente, di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196;
c) volontari di truppa, distinti in volontari in servizio permanente, di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, e volontari in ferma volontaria prefissata;
d) personale dell’Arma dei carabinieri;
e) personale del Corpo della guardia di finanza, nei limiti di cui all’articolo 1 della legge 23 aprile 1959, n. 189;
f) personale da reclutare su base obbligatoria, SALVO QUANTO PREVISTO DALLA LEGGE IN MATERIA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA, nel caso in cui il personale in servizio sia insufficiente e non sia possibile colmare le vacanze di organico mediante il richiamo in servizio di personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni, nei seguenti casi:
1)qualora sia deliberato lo stato di guerra ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione;
2)qualora una grave crisi internazionale nella quale l’Italia sia coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale giustifichi un aumento della consistenza numerica delle Forze armate.

2. Il servizio militare obbligatorio nei casi previsti dalla lettera f) del comma 1 ha la durata di dieci mesi, prolungabili unicamente in caso di deliberazione dello stato di guerra. Non possono essere richiamati in servizio gli appartenenti alle forze di polizia ad ordinamento civile ed al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.


Note a cura del gavci:

1)La legge 331/2000 fa riferimento al reclutamento obbligatorio in caso di guerra o di grave crisi internazionale. In questo senso la leva obbligatoria è solo sospesa, ma non abolita!!!.

2)La legge 331/2000 fa riferimento alla durata di 10 mesi prolungabili, ma non chiarisce per quale durata massima!!!

3)Il gavci quindi consiglia a tutti i ragazzi e alle ragazze, sensibili alle tematiche di rifiuto delle armi e dei sistemi militare e di guerra, di esprimere la propria obiezione di coscienza al servizio militare, utilizzando i moduli che fanno riferimento alla legge 230/98, dichiarando pubblicamente la loro posizione.

4)Per maggiori informazioni consulta il nostro sito.



 

 

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