La pace è la strada

Bando servizio civile 2010

Progetti presentati dalla sede di Bologna

minori 2010.doc (517 kB)

educazione alla pace 2010.doc (499 kB)

 

Progetti presentati dalla sede di Modena

Modena minori 2010.doc (636,9 kB)

PROGETTO EDUCAZIONE ALLA PACE.pdf (231,4 kB)

 

 

 

ELENCO PROGETTI GAVCI MODENA 2007

   

Scarica il progetto NAZIONALE "Progetto Immigrati Quartiere Modena Nord".

Scarica il progetto NAZIONALE  "Sostegno Minori e Famiglie Quartiere Modena Nord".

Scarica il progetto REGIONALE "Integrazione e immigrati nel Quartiere Nord di Modena"

Visualizza la presentazione del progetto di SCR per giovani cittadini stranieri .

BANDO 2008

 

DESCRIZONE PROGETTI

SEZIONE DI BOLOGNA

SEZIONE DI PADOVA

 

VILLAGGIO SOLIDALE QUARTIERE SAN VITALE

 Settore: Assistenza

Area Intervento: Minori

Codifica: A02

Vedi il progetto (pdf)

Il progetto si realizza presso il Villaggio del Fanciullo di Bologna, ente religioso retto dai padri Dehoniani (Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù), che sorge nell’area cittadina del quartiere San Vitale, quartiere densamente popolato, collegamento tra il centro storico e la periferia della città. Il Villaggio del Fanciullo è divenuto nel tempo un punto di riferimento per la città grazie alle attività ed ai progetti di sostegno e recupero rivolti all’infanzia ed all’adolescenza del territorio, effettuati in rete tra alcuni degli enti presenti al Villaggio, sia in collegamento interno che in collaborazione con le strutture pubbliche della città. La zona della città in cui sorge il Villaggio del Fanciullo registra un costante aumento di popolazione residente (diversi cantieri sono all’opera, e la viabilità stessa della zona sta subendo importanti modifiche in funzione del passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità). Il quartiere è interessato inoltre da un costante flusso di immigrazione, soprattutto di giovani. Il, di una struttura per l’ospitalità di parenti di malati lungodegenti presso gli ospedali cittadini.
Presso il Villaggio del Fanciullo ha sede inoltre il G.a.v.c.i sez. di Bologna.
Il GAVCI, fondato nel 1977, è un gruppo di volontari e volontarie (volontariato sociale o in altre forme) e di obiettori di coscienza che svolgono il Servizio Civile Volontario e attività di volontariato. Il GAVCI, si caratterizza per un equilibrio tra scelta per la pace e la nonviolenza, impegno spirituale, libero confronto col messaggio cristiano, attività di solidarietà sociale e di promozione culturale. E' pienamente coinvolto nell'impegno formativo e per le campagne nazionali di lotta nonviolenta. Richiede chiarezza di scelta nonviolenta e generoso spirito di impegno nel servizio civile. E’ un gruppo che si autofinanzia.
Il GAVCI ha sedi attualmente a Bologna, Modena e Padova.

DIRITTI UMANI E PACE TRA LOCALE E GLOBALE

Settore: Educazione e promozione culturale

Area di Intervento: Educazione alla pace

Codifica: E 08

Vedi il progetto (pdf)

Il presente progetto si inserisce nelle attività che GAVCI promuove da molti anni in collaborazione con l’Organismo non Governativo CEFA di Bologna all’interno delle scuole di secondo grado del territorio bolognese per educare e sensibilizzare i più giovani sui temi della difesa dei diritti umani e della pace.
La collaborazione con il CEFA nasce dal desiderio dei due enti di valorizzare quanto più possibile le testimonianze dirette di persone che abbiano svolto un periodo di vita occupandosi di difesa attiva dei diritti umani e di promozione di processi di pacificazione in paesi nei quali il riconoscimento dei diritti umani e il diritto a vivere in un contesto pacifico sono messi costantemente a dura prova da situazioni politiche, sociali ed economiche complesse, frutto di processi di cambiamento radicali delle tradizioni locali e di situazioni di conflitto, sovente subite dalle popolazioni civili, generate da interessi economici sovranazionali.
L’attività internazionale svolta dal CEFA attraverso i suoi volontari internazionali sia in paesi dell’Area del bacino del Mediterraneo (Albania, Bosnia, diverse regioni del Marocco), dell’Africa del Est (Somalia, Sudan) e del Centro America (Guatemala) fa emergere con chiarezza l’importanza di abbinare ai progetti internazionali miranti alla tutela delle identità e dei diritti delle popolazioni e della gestione del conflitto una parallela attività mirante al miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni coinvolte. Conoscere meglio queste situazioni può altresì rappresentare un proficuo esercizio di riflessione anche per i giovani dei paesi occidentali. A partire da realtà internazionali conosciute dal CEFA, nelle quali vengono realizzati significativi progetti di cooperazione pluriennali, in particolare nel settore sociale ed educativo, il presente programma di attività mira ad allargare la base di discussione tra i giovani, fornendo spunti di riflessione per migliorare la conoscenza dei processi in atto in società non occidentali e del confronto costante che tali situazioni riflettono nelle società europee. La presenza di cittadini immigrati nel nostro paese rappresenta efficacemente il processo di globalizzazione in atto, nei suoi molteplici effetti.
Come è noto gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane hanno raggiunto negli ultimi anni le 500.000 unità. Si è passati nel giro di un decennio da una situazione che gli analisti definivano di emergenza migratoria, nella quale il nodo da affrontare per la società civile e per la scuola era quello dell’accoglienza dei nuovi arrivati, con la conseguenza diretta che molte attività si rivolgevano al riconoscimento della parità di istruzione, sulla conoscenza di base della lingua italiana e, più genericamente, sui metodi di integrazione, ad una fase diversa il cui obiettivo è quello di migliorare le strategie educative per tutti in un’ottica interculturale.
Nei dibattiti in corso in molti paesi extra europee, le categorie culturali che si affrontano delimitano scenari complessi, tra sostenitori della tradizione e fautori della modernità, tra rappresentanti di differenti classi sociali, ma anche tra gli intellettuali, la società civile e i rappresentanti delle gerarchie dominanti. Naturalmente questi dibattiti si riflettono anche tra le comunità espatriate e, conseguentemente, nelle società in cui i migranti si inseriscono. Ecco perché la conoscenza di quelle che possiamo definire “situazioni di partenza” possono favorire i programmi educazione interculturale, valorizzando il dialogo tra le culture e il rispetto alla diversità. L’esigenza di sviluppare una rete formativa più ampia da parte degli stessi insegnanti e la crescente presenza di studenti extracomunitari nelle scuole di Bologna e della provincia, ha orientato le programmazioni didattiche a promuovere un’attenzione maggiore alle problematiche internazionali. La diffusa presenza di classi multiculturali nelle scuole ha di fatto imposto una più articolata attenzione per i processi di cambiamento in atto.
Il progetto avrà la sua attuazione in contesti scolastici della provincia di Bologna nei quali la presenza di studenti di provenienza cultura non italiana varia da un minimo del 2, 4% ad un massimo del 14%. Il territorio della provincia e della città di Bologna, meta negli ultimi quindici anni di un crescente flusso migratorio, presenta una buona offerta nel settore della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti sui temi dell’intercultura, mentre viene lamentata una scarsa attività diretta agli studenti.
E’ noto che la riflessione più attenta anche in sede istituzionale (ad es. la “Commissione per le Politiche di integrazione degli immigrati”) abbia sottolineato come il processo di integrazione si componga di una duplice essenza, quella dell’integrità della persona e quella dell’interazione positiva tra i gruppi di cittadini.
La proposta che ha contraddistinto in questi anni l’attività del GAVCI svolta in collaborazione con CEFA risponde alla richiesta del mondo della scuola di fornire utili strumenti conoscitivi per facilitare l’interazione positiva tra i cittadini a partire dalle fasce giovanili e adolescenziali. L’inadeguatezza e il limitato spazio che i media italiani dedicano ai processi culturali in corso nei paesi extra europei hanno favorito la presenza del CEFA in campo educativo, registrata dal progressivo aumento nel numero di insegnanti che richiedono collaborazione per strutturare programmi di intervento nelle scuole tali da favorirne una primaria conoscenza tra i più giovani. Per agevolare l’accesso al dibattito e alle diverse questioni che verranno affrontate e per stimolare l’interesse tra i giovani, si è ritenuto, in accordo con gli stessi insegnanti, di utilizzare la testimonianza diretta di giovani volontari internazionali rientrati da un periodo di servizio all’estero, per facilitare l’introduzione dei temi dei diritti umani e della pace. Come avviene con regolarità da anni, oltre alle scuole, verranno coinvolte nel programma anche le amministrazioni comunali di Bologna e Provincia, attraverso gli uffici per le politiche scolastiche e quelli culturali. Il programma conta di raggiungere un numero minimo di 20 classi o gruppi interclasse di scuole secondarie. Gli alunni direttamente coinvolti nel programma sono stati calcolati in un minimo di 400.
Ad essi, attraverso un’opera di diffusione prevista dal progetto, occorre aggiungere almeno le famiglie dei ragazzi coinvolti, le comunità scolastiche e, più in generale, l’opinione pubblica dei comuni di riferimento delle stesse scuole. I volontari in servizio civile avranno il compito di animare una serie di interventi seguenti l’incontro che i gruppi classe avranno con i volontari internazionali, finalizzati alla realizzazione di materiali didattici (posters, video, cartoline, …) da parte dei ragazzi delle scuole sulle tematiche dei diritti e della pace. I volontari in servizio civile saranno appositamente formati con una specifica attività e avranno il compito di mantenere il collegamento tra gli enti promotori e le scuole.

AAA...Volontari in Servizio Civile Cercasi

Padova

Al Gavci “un anno che ti cambia la vita”

Manca veramente poco... Al Gavci Padova stanno per partire i progetti di servizio civile!

Se hai tra i 18 e i 28 anni questa è l'opportunità giusta per metterti in gioco!

Si tratta di un'occasione unica di crescita personale e... professionale. Facci un pensierino: se scegli il servizio civile passerai un anno in un ambiente giovane, dinamico e stimolante.
Potrai scegliere tra il “Progetto operativo culturale di pace e nonviolenza” - ti occuperai di educazione alla pace, interventi educativi presso istituti scolastici e di animazione nel territorio - e quello denominato “Servizio alla persona” - svolgerai compiti quali sostegno e assistenza a persone in stato di necessità e doposcuola. Le attività prevedono 30 ore settimanali con un compenso mensile di 433,80 euro.

Per info:
www.gavci.it, gavci@libero.it, 3207796146.

LETTERA APERTA A PRODI

 Lettera dei movimenti nonviolenti (firmata anche gavci), su DPN, Servizio Civile...

Torino 7 luglio 2006

Al Presidente del Consiglio
Romano Prodi

Al Ministro della Solidarietà Sociale
Paolo Ferrero

p.c. gruppi politici
organi di stampa

Egregio Presidente, Signor Ministro,

Siamo movimenti che si richiamano alla nonviolenza e che si interessano alle tematiche relative all'obiezione di coscienza ed al servizio civile da sempre, essendo stati tra i primi a battersi per il riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza, e crediamo che la difesa civile non armata e nonviolenta sia una credibile alternativa a quella militare per la difesa del proprio paese e per la risoluzione dei conflitti internazionali.


Ci spinge a scrivere questa lettera la preoccupazione che lo stretto legame tra le tematiche della difesa nonviolenta e quelle del servizio civile non venga penalizzato dallo spostamento di competenze del Servizio Civile Nazionale dalla Presidenza del Consiglio al Ministero degli Solidarietà Sociale. A ciò si unisce la constatazione dell'inadeguatezza delle risorse complessive destinate ad esso, dato che sono rimasti esclusi dal finanziamento più di 3000 progetti.

I criteri di valutazione usati andrebbero rivisti, poiché molti Enti che sottolineano il legame, originario e fondante, con l'obiezione di coscienza e i suoi possibili sviluppi come corpi civili di pace e difesa nonviolenta, hanno visto i loro progetti, relativi alla pace ed alla nonviolenza, cioè quelli più legati ai temi della difesa, approvati ma non finanziati.

In particolare ci preoccupa la sorte che potrebbe subire il Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta, istituito in base alla legge sull'obiezione di coscienza ed il servizio civile, approvata dal suo precedente governo nel 1998. Tale comitato consultivo ha il prezioso compito di sviluppare la ricerca e l'applicazione in questo nuovo settore, relativo, come è evidente, alla difesa e non alla semplice solidarietà sociale.

Riteniamo invece indispensabile che il Servizio Civile sia conforme a quanto stabilito dalla lettere a dallo spirito delle leggi e della giurisprudenza (sentenze della Corte Costituzionale) in materia. In quanto discendente dell'obiezione di coscienza, infatti, il servizio civile risponde, se pure in altra maniera, al dovere costituzionale di difesa della Patria, come è chiaramente ribadito anche nell'art. 1 lettera a) "concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari" della legge istitutiva del servizio civile nazionale (2001) e non è semplicemente un modo di contribuire ad alleviare il disagio sociale.

Per questo, Signor Presidente e Signor Ministro, siamo ad offrire il nostro contributo, di proposta e di impegno per migliorare sempre più la gestione del Servizio Civile, che rappresenta una fondamentale occasione di crescita democratica per tanti giovani e per l'intero Paese.

Agenzia per la pace ( axp@agenziaperlapace.it)
GAVCI (gavci@iperbole.bologna.it)
MIR – Movimento Internazionale della Riconciliazione
(Segreteria@miritalia.org) MN – Movimento nonviolento ( mao@sis.it)

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI KATIA ZANOTTI

 Con la risposta del ministro Ferrero

 

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-00087
presentata da
KATIA ZANOTTI

mercoledì 12 luglio 2006 nella seduta n.024



ZANOTTI e TRUPIA. - Al Ministro della solidarietà sociale.

- Per sapere
- premesso che:

come già da tempo denunciato da molte realtà dell'associazionismo, si sta registrando una preoccupante e drastica riduzione del numero dei volontari del servizio civile, quale inevitabile conseguenza del venir meno dell'obbligatorietà della leva;

la legge 6 marzo 2001, n. 64 ha avuto il grandissimo merito di mettere in campo uno strumento, il servizio civile volontario, che sembra a tutt'oggi essere una risposta soddisfacente ai crescenti bisogni dei giovani, della società, del territorio;

la varietà dei progetti, che spaziano dall'ambiente alla protezione civile all'assistenza sociale fino alla formazione in materia di commercio con l'estero, pone il servizio civile, anche e soprattutto per la fascia d'età interessata, a fondamento di un necessario programma di politiche giovanili centrate sulla formazione, sull'«imparare facendo» (learning by doing), sull'orientamento lavorativo;

senza un'adeguata revisione della citata legge n. 64, nel senso di una più spiccata incentivazione del volontariato, ed un contestuale incremento della dotazione finanziaria del Fondo nazionale per il servizio civile, si rischia di pregiudicare definitivamente un'esperienza che tanti successi ha registrato sia sul fronte della formazione dei giovani sia su quello della iniziativa dell'associazionismo

quali urgenti iniziative intenda assumere per scongiurare le preoccupazioni enunciate in premessa. (5-00087)

 

XII Commissione - Giovedì 13 luglio 2006

Interrogazione n. 5-00087 Zanotti e Trupia: Iniziative per l'attivazione del servizio civile volontario. TESTO DELLA RISPOSTA

L'Onorevole Zanotti con l'atto posto oggi in discussione tocca una questione importante che consente di approfondire un tema rilevante e di chiarire alcuni aspetti poiché contiene alcune imprecisioni. «....si sta registrando una preoccupante e drastica riduzione del numero dei volontari in servizio civile, quale inevitabile conseguenza del venir meno dell'obbligatorietà della leva».

È sbagliato affermare che diminuisce il numero dei volontari in servizio civile ed è contraddittorio affermare che la diminuzione è legata alla leva.

Il numero dei volontari in servizio civile non ha mai cessato di crescere da quando è stata approvata la legge istitutiva del servizio civile volontario nel 2001 (legge 64). Anzi, è cresciuto in maniera esponenziale passando da 22 mila nel 2003 a 32 mila nel 2004 fino a circa 45 mila nel 2005 e 2006. Nel 2006, addirittura, oltre ai 45 mila già finanziati, saremo in grado di far fronte alla crescente domanda grazie a un'integrazione di 30 milioni di euro sulla dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile.

È contraddittoria la consequenzialità tra la supposta diminuzione dei volontari e la sospensione della leva obbligatoria, in quanto gli obiettori di coscienza che entravano in servizio civile non erano volontari. Forse l'interrogante voleva dire che, a causa della sospensione dell'obbligo, il numero dei giovani in servizio civile è diminuito, il che è un evidente dato di fatto.

La legge 64 del 2001 è stata l'ultima legge approvata nella penultima legislatura, su proposta del governo di centro sinistra. È stata pensata come strumento per consentire al nostro Paese di non interrompere l'esperienza del servizio civile con il venir meno dell'obbligo di leva e la conseguente scomparsa dei giovani che si dichiaravano obiettori di coscienza, e non come risposta «soddisfacente ai crescenti bisogni dei giovani, della società e del territorio».

Anzi, il valore della legge 64 sta soprattutto nell'aver riproposto, in assenza dell'obbligo di leva, una modalità non militare di difendere la Patria, riconfermando il significato profondo del servizio civile inteso come valore costituzionale.

Il significato profondo del servizio civile sta proprio nell'imparare facendo, ma si tratta di chiarire cosa si impara facendo: non certo un mestiere, anche se sovente il servizio civile consente di far crescere la professionalità dei giovani, non certo un supplemento generico di formazione, anche se certamente l'anno di servizio civile è formativo ed educativo.

Ciò che si deve poter imparare facendo il servizio civile è imparare a fare i cittadini, ad essere cittadini, ad esercitare la dimensione attiva della cittadinanza, che si traduce nel difendere la Patria difendendo la coesione sociale, la solidarietà estesa a tutti e soprattutto ai più svantaggiati, difendendo il patrimonio di tutti, sia esso ambientale, paesaggistico o monumentale, con azioni volte a favorire un senso di responsabile proprietà collettiva, di rispetto, di conservazione verso i beni della comunità.

Queste precisazioni sono estremamente importanti perché sarebbe fatale al servizio civile essere considerato cosa di minore spessore e significato di quello che ha: non politica giovanile quindi, non politica sociale, non intervento settoriale perché opera in questo o quel campo delle competenze pubbliche, non politica dell'occupazione - guai se il servizio civile diventasse una brutta riedizione dei lavori socialmente utili - e neppure politica del volontariato, ma in tutto e per tutto politica della cittadinanza, politica della responsabilità collettiva nel trasmettere alle giovani generazioni i valori e la pratica dei valori costituzionali di difesa della Patria e di solidarietà sociale. Che poi una politica di questa dignità e di questo significato abbia ricadute positive sui giovani, sulla società e sul territorio ove il servizio civile si svolge, è una logica conseguenza dell'efficacia dei principi costituzionali, che quando sono applicati e vissuti, dimostrano nella pratica della vita quotidiana e non nella retorica dei discorsi d'occasione l'inalterata incisività di quanto i Costituenti definirono nella prima parte della Carta, nella quale gli italiani si riconoscono, come ha dimostrato anche, pochi giorni fa, l'esito del referendum popolare.

Abbiamo già aggiunto 30 milioni di euro al bilancio del Fondo per il servizio civile, con uno dei primi atti di questo Governo, per consentire che già quest'anno partano più volontari di quelli resi possibili dalla dimensione del Fondo ereditata dal precedente Governo. Mi pare importante sottolineare, a questo proposito, che lo sforzo del Governo nel reperire immediatamente risorse fresche per continuare a far crescere l'esperienza del servizio civile costituisce un concreto atto di rispetto della generosità e dell'interesse dei giovani verso questa forma di impegno.

Con la legge finanziaria si stabilirà il contingente per il prossimo anno, che non sarà certo inferiore a quello di quest'anno, con uno sforzo evidente viste le condizioni disastrose del bilancio dello Stato che abbiamo ereditato.

Se da un lato dovremo farci carico di assicurare al servizio civile risorse adeguate, mi preme indicare con chiarezza che l'impegno maggiore del Governo andrà nella direzione di sostenere in modo adeguato la legge 64, depurandola degli aspetti strumentali e dalle finalità improprie.

Si tratterà invece di mettere in campo tutte le misure necessarie a valorizzare il servizio civile nella sua specificità di unico strumento di vera 'educazione civica" dei ragazzi e delle ragazze del nostro Paese, di unico strumento di intervento sulla costruzione della coscienza civile delle giovani generazioni, sulla diffusione di una cultura vissuta e sperimentata della partecipazione dei giovani alla vita delle comunità locali e della comunità nazionale, sulla crescita della dimensione della cittadinanza che è bagaglio indispensabile della cultura di tutti i cittadini di un Paese civile.

Sono concreti impegni del governo:
 aumentare le risorse finanziarie necessarie alla ulteriore crescita del numero dei volontari in servizio civile; questo impegno è già stato confermato dai fatti visto che il decreto cosiddetto «Bersani» prevede all'articolo 18 una integrazione della dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile di 30 milioni di euro per l'anno 2006;
 affinare i criteri di valutazione dei progetti;
 dare coerenza al nuovo sistema che a partire dal prossimo anno coinvolgerà nella gestione del servizio civile le regioni e le province;
 dare maggiore attenzione all'aspetto formativo (confronta le linee guida appena approvate);
 istituire un sistema di monitoraggio;
 rafforzare l'attività ispettiva.

In questo contesto, e con queste finalità, il Governo metterà mano a tutti gli strumenti disponibili, ivi compresa se necessario la revisione della legge, per valorizzare al massimo questi aspetti dell'esperienza del servizio civile, che non corre alcun rischio di essere ridimensionata o pregiudicata da un'attenzione del Governo che si è espressa fin dall'inizio e continuerà senza interruzioni e distrazioni.

ADESIONI

Si sono già fatte sentire diverse persone ed enti:

  

 GAVCI di Padova

 Alfonso NAVARRA (Lega per il Disarmo Unilaterale)

 Nelson BOVA (redazione RAI Emilia Romagna)

 il Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile

 la rivista on-line Vita.it

 Roberto MUCCI (Bologna)

 Nadia D'ARCO (Un Ponte per, Bologna)

 Bernardo VENTURI (Centro Studi Difesa Civile, Bologna)

 Agenzia per la Pace della provincia di Sondrio

 Renzo CRAIGHERO per la rete Lilliput – nodo di Bologna

 Nicola ROMUALDI, studente (Medicina, Bologna)

 Paola CIGARINI (gruppo carcere – città di Modena)

 Consiglio Politico della Campagna OSM-DPN

 M. Catia FACCO (Capo settore Sociale e Culturale Comune di Vigonza - Castello dei Da Peraga)

 on. Katia ZANOTTI (parlamentare DS)

 Beniamino GRANDI (Assessore alla Cultura e Turismo, città di Modena)


Segnaliamo:

 Maurizia GIAVELLI (Ufficio per la Pace Comune di Asti) che ha aderito anche al digiuno a giorni alterni fino a quando il GAVCI non avrà risposta.

 Alberto TREVISAN (Movimento Noviolento, Verona) sta conducendo il digiuno a staffetta in queste significative date: 26 giugno, in ricordo di d.Milani (morto 26/6/67); 3 luglio, in ricordo di Alex Langer (morto il 3 /7/95); 10 luglio, in ricordo dell'amico obiettore Enzo Melegari (morto il 10/7/02); 13 Luglio, a ricordo del suo ultimo processo del 13 luglio 1972 .


Per segnalazioni e adesioni: tel/fax 051/341122; email: gavci@iperbole.bologna.it

LETTERA AI GIORNALI

4 luglio 2006

Gentile Direttore,

lo scorso 23 giugno è scaduto il Bando 2006 relativo al servizio civile volontario. Nostro malgrado, abbiamo appreso dal sito www.serviziocivile.it che, al contrario di quanto accaduto un anno fa, nessuno dei progetti presentati dall’associazione Gavci (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia con sedi a Padova, Bologna e Modena) è stato approvato.

L’esclusione dal Bando, per il quale sono previsti 45.248 posti (un numero di gran lunga maggiore rispetto ai 36.085 posti previsti del bando 2005), mette in seria difficoltà l’Associazione stessa; viene infatti a mancare la necessaria continuità tra le varie attività in programma.

In particolare, non sarà più possibile effettuare appositi interventi sulla pace e la nonviolenza nelle scuole padovane, in stretta collaborazione con l’Ufficio Pace e Diritti Umani del Comune di Padova e il Centro Servizio per il Volontariato di Padova; inoltre non potremo più garantire l’adeguato accompagnamento ai bambini e ragazzi che frequentano il nostro doposcuola presso la Scuola Missionaria, oltre che ad un bambino disabile assistito a domicilio.

A questi si aggiungono altre attività quali: accompagnamento presso strutture pubbliche di persone disagiate, assistenza a bambini extracomunitari, gestione di uno spazio di ascolto rivolto a persone residenti nel quartiere Crocefisso.

Da anni siamo fortemente impegnati nel volontariato; in questo senso ci risulta difficile comprendere la scelta dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile di escludere tutti i nostri progetti dal Bando 2006.

Il Responsabile del Gavci-Padova
Francesca Buscaglia

I giornali che finora hanno pubblicato la nostra lettera

UN FATTO INCREDIBILE

 NE' UN PROGETTO NE' UN VOLONTARIO AL GAVCI!! !

1. Ringraziamento al Tavolo Ecclesiale del Servizio Civile che, senza segnalazioni da parte nostra, ha notato nel recente bando dell'UNSC (Ufficio Nazionale per il Sevizio Civile) l'assenza totale del GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia): sia nella lista dei progetti e sia, di conseguenza, nell'assegnazione di volontari/e. (nota1)

In un articolo comparso il 6/6/2006 sul settimanale on-line “Vita.it”, dal titolo ALLARME SERVIZIO CIVILE, Giulio Leben evidenzia che la maggior parte dei volontari finanziati andrà a svolgere dei “lavori” nei progetti degli enti pubblici (nota2)

2. Non possiamo tacere sull'assurdità di una tale esclusione e sulla non equità dei criteri di assegnazione-punti ai singoli progetti.

I nostri progetti, come quelli di tanti altri enti che hanno caratteristiche simili alle nostre, sono validi, sia dal punto di vista di solidarietà sociale e sia da quello culturale di pace e nonviolenza da cui il Servizio Civile ha avuto inizio. Non difendiamo quindi solo il GAVCI, ma tutta una serie di Enti, come ad esempio il Movimento Nonviolento, che hanno fatto la storia dell'obiezione di coscienza e del Servizio Civile.

Al riguardo ci limitiamo a segnalare in allegato le reazioni scritte di alcuni dei responsabili dei nostri progetti, che ne ribadiscono la validità di fondo, la soddisfazione degli utenti e degli stessi volontari/e in servizio civile.

Ricordiamo che il GAVCI esiste dal 1977 ed ha realizzato progetti di Servizio Civile per Obiettori di Coscienza fino al 2003, per un totale di oltre 700 giovani obiettori e dal 2003 ha avuto in servizio civile 23 volontari. Inoltre precisiamo che il Servizio Civile dei volontari che richiediamo, come per il passato, “aiuterà” molte persone in difficoltà (oltre 500 tra minori, anziani, tossicodipendenti, immigrati ecc.).

3. Fra l'altro abbiamo già dei giovani in formazione e che conoscono il nostro ente, pronti ad iscriversi ai nostri progetti (8 a Bologna, 6 a Padova e 4 a Modena).

4. Ciò chiarito, chiediamo immediato reinserimento dei e di altri enti con caratteristiche simili fra quelli finanziati con relativa assegnazione di un numero adeguato di volontari/e per ognuno di essi, come avvenuto nel precedente bando. Chiediamo soprattutto la revisione dei criteri di assegnazione-punti in senso più equo.

5. Se entro mercoledì 14 giugno l'UNSC non avrà provveduto a fare quanto sopra auspicato, personalmente inizierò, in segno di protesta, un digiuno a giorni alterni, cui altri sostenitori potranno aggiungersi in varie forme, fino ad obiettivo raggiunto.

Precisiamo che diffonderemo questa lettera a tutte le associazioni, enti e persone che possono essere interessati, in particolare alle associazioni che non hanno avuto i progetti finanziati, come è successo a noi.

Senza malanimo e con fiducia.

In fede, p. Angelo CAVAGNA, presidente

NE' UN PROGETTO NE' UN VOLONTARIO AL GAVCI E A MOLTI ALTRI

COMUNICATO STAMPA 15/06/2006

Come annunciato nell'appello di protesta precedente, non avendo ricevuto alcun segno di vita dall'UNSC (Ufficio Nazionale per il Servizio Civile) entro il 14 giugno, cioè ieri, oggi ho iniziato il

DIGIUNO RIGOROSO (sola acqua) A GIORNI ALTERNI

A TEMPO INDETERMINATO FINO AD OBIETTIVO RAGGIUNTO

per richiedere l'immediata riammissione dei progetti GAVCI (e altri enti in situazione simile) per l'assegnazione di giovani in servizio civile.

Il digiuno continuato (tutti i giorni) non lo posso più fare per divieto del medico.

Ringraziamo tutti quelli che hanno manifestato consenso e sostegno per un'adeguata e sollecita soluzione di questo problema.

Siano benvenuti tutti coloro che vorranno aderire, in qualche misura, al digiuno come segno concreto di lotta nonviolenta per la pace e la solidarietà.

A nome del GAVCI

p. Angelo Cavagna, presidente

ALFONSO NAVARRA: INVITO AL GAVCI

Il GAVCI e gli altri movimenti nonviolenti vengono "fatti fuori" dal servizio civile. Gli studiosi che hanno aperto la strada della ricerca per la pace vengono marginalizzati ("fatti fuori") dai corsi di laurea che sono stati istituiti in materia.

L'esperto che piu' si e' battuto, in Italia, per incardinare prospettive istituzionali di DPN viene brutalmente estromesso dal Comitato DCNAN. Va bene, i "cattivi" e i maneggioni sono più prepotenti, determinati e senza scrupoli. Vincono loro.

Ma non e' che qualche colpa non ce l'abbiamo anche noi? La logica di gestirsi ciascuno il proprio orticello ed avviare trattative separate con i "poteri" (istituzionali, baronali, economici, etc.) evidentemente non paga. Dovremmo, da nonviolente/i, ricordare alcune verita' da dare, mi sembra, per scontate: le competenze tecniche devono essere al servizio di progetti collettivi, gli esperti al servizio dei movimenti sociali nelle cariche istituzionali si deve essere "cinghie di trasmissione" dalla base verso il vertice i singoli gruppi nonviolenti devono riuscire a coordinarsi in azioni comuni di significato generale l'individuo consegue la sua realizzazione con il contributo alla solidarieta' e all'unita' popolare.

E' doveroso che noi si metta insieme un progetto comune per la DPN e il servizio civile e che lo si proponga unitariamente ai nostri interlocutori istituzionali. Se non si vuole perdere tempo ed energie, prima di agire bisogna discutere fino a quando non si raggiunge un accordo fondamentale, che soddisfi il piu' possibile tutti. Discutere, discutere, discutere. Poi decidere. Con calma ma senza ripensamenti. Infine compiere dei passi insieme. Agire collettivamente. Questa e' l'unica strada che conduce a dei risultati per il disarmo, la pace, la difesa nonviolenta. Se non la si persegue e' perche', finora, abbiamo purtroppo vissuto l'esperienza di discussioni e decisioni collettive che hanno schiacciato le istanze di individui e gruppi "deboli".

Siamo "amici della nonviolenza" piu' a parole che con i fatti. Se vogliamo un'azione che sia omogenea con lo scopo dichiarato, dobbiamo imparare a "perdere tempo" nel valutare insieme le argomentazioni e le esigenze di tutti. Questo e' l'unico metodo che ci portera' strategicamente a guadagnarne: risparmieremo agitazioni inconcludenti e dissidi defatiganti, in gran parte di tipo mediocremente personalistico.

La mia solidarieta' va al GAVCI ed un mio apprezzamento particolare va a Padre Angelo Cavagna, che, oltre a protestare per la propria "eliminazione", ha deciso (finalmente!) di "chiedere, per i progetti di servizio civile, la revisione dei criteri di assegnazione-punti in senso più equo".

Sarei interessato a conoscere in dettaglio la sua proposta in merito. Su questo, come Campagna OSM, insieme ai movimenti nonviolenti e alle associazioni pacifiste "serie", sarebbe il caso che impostassimo una iniziativa politica con tutti i crismi della mobilitazione di carattere generale. Si discute e si approva un documento comune, le associazioni interessate al problema. Si chiede un incontro con il governo. Si apre una vertenza e ci si batte per fare passare una logica di effettivo progresso sociale, e non la degenerazione del servizio civile come sottolavoro pagato da enti locali ed enti solo formalmente non-profit.

Padre Angelo, permettimi una esortazione: ti invito a desistere dallo sciopero della fame e della sete. Impegnati invece nel promuovere una "abboffata" di incontri, di riunioni, di discussioni. Lo so, ti chiedo di prendere addosso una pesante croce: ma il gioco - ne sono convinto - vale la candela. C'è da costruire l'unita' per un grande impegno comune di decisivo significato politico: non possiamo permettere, ripeto, un servizio civile dequalificato: passa anche da qui il futuro o il non futuro della DPN.

Alfonso Navarra

PROPOSTA DI DOCUMENTO UNITARIO

 PROPOSTA DI DOCUMENTO UNITARIO FRA GLI ENTI RIMASTI A ZERO DI GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE NEL RECENTE BANDO DELL’UNSC

 

Condivido in pieno la proposta di Alberto Trevisan, del Movimento Nonviolento, per “un’azione comune di protesta”, lasciando libero ogni ente di attuare anche altre forme di lotta, secondo capacità e opportunità proprie.

In tale prospettiva suggerisco dei punti chiari e sostanziosi scaturiti da scambi di opinione fra varie persone avuti in questi giorni.

Chiediamo all’UNSC uno , ritenute eccessive per gli enti e per lo stesso Ufficio Nazionale.

Non è giusto attribuire migliaia di giovani in servizio civile ad alcuni enti e lasciarne altri senza nessuno. Si auspica che tutti gli enti accreditati, con progetti approvati, possano usufruire di una equa distribuzione dei volontari.

Occorre tener vivo il radicamento del servizio civile nella cultura della , da cui è nato e che è stato recepito nelle leggi 230/98 e 64/01 art.1. Il riferimento alla non esclude dal servizio civile il riferimento alla solidarietà, che è pure difesa valida della persona in stato di bisogno; ma certamente non si può escludere nemmeno il riferimento alla dal servizio civile.

Il servizio civile, come il volontariato sociale, non può occupare posti di lavoro; anzi, deve farsi promotore di soluzioni sociali sicure, che quindi esigono inquadramento di posti di lavoro privato o pubblico. Preoccupano invece le forti concentrazioni di migliaia di volontari civili in pochi enti, per lo più pubblici, come avvenuto in questo ultimo bando. C’è il rischio che il servizio civile si trasformi in fattore di disoccupazione.

Abbiamo assistito, nel precedente Governo, a robusti tagli di spesa per la , per il e per gli . E’ ora di cambiar registro: richiamare i soldati dall’Iraq e da altre parti del mondo fuori dall’Italia, applicando il dettato costituzionale dell’art. 11; allora non sarà difficile trovare più soldi per la cooperazione internazionale e per i giovani del servizio civile, come sopra proposto, e il paese Italia si renderà conto che qualcosa è cambiato davvero in meglio.

p. Angelo Cavagna, presidente GAVCI

COMUNICATO STAMPA – 21 GIUGNO 2006

Cominciano ad arrivare segnali di attenzione e sostegno agli enti esclusi dal bando recente dell'UNSC.

Anzitutto pare ci sia un segnale positivo da parte del Ministero della Solidarietà sociale, come riporta il sito internet : “Si sta valutando l'ipotesi da parte del Ministero di un bando straordinario per coprire i progetti approvati ma non finanziati”.

Così pure sembra positivo quanto riporta il Sole 24 ORE (19 giugno 2006, p. 3), in un'intervista al sottosegretario alla Solidarietà sociale Cristina De Luca, che dice: “Stiamo verificando con l'UNSC e con il Ministero dell'Economia se c'è la possibilità di reperire i fondi per ammettere un numero maggiore di volontari. Un altro versante su cui si dovrà lavorare è quello della valutazione dei progetti, che l'UNSC ha affidato a due agenzie esterne. Infine, bisogna attenuare lo squilibrio tra Nord e Sud: dalle regioni meridionali, infatti, arriva la maggior parte delle domande di aspiranti volontari. Così che il Servizio Civile rischia di diventare un surrogato del lavoro”.

Questo problema è stato al centro anche del Coordinamento Politico della Campagna “Obiezione alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta” del 18 giugno 2006, che ha condiviso nell'insieme il testo da noi inviato per internet ieri.

Si sono già fatte sentire diverse persone ed enti: il GAVCI di Padova, Alberto TREVISAN per il Movimento Nonviolento, Alfonso NAVARRA della Lega per il Disarmo Unilaterale, Nelson BOVA della redazione RAI Emilia Romagna, il Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile, la rivista on-line Vita.it, Roberto MUCCI di Bologna, Nadia D'ARCO (Un Ponte per, Bologna), Bernardo VENTURI (Centro Studi Difesa Civile, Bologna), l'Agenzia per la Pace della provincia di Sondrio.

Rinnoviamo l'invito a fare un'opera d'insieme per questo obiettivo: sia enti o gruppi, sia persone singole. Segnaliamo Maurizia GIAVELLI (Ufficio per la Pace Comune di Asti) che ha aderito anche al digiuno a giorni alterni fino a quando il GAVCI non avrà risposta.

p. Angelo CAVAGNA, presidente GAVCI

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