DIRITTI UMANI E PACE TRA LOCALE E GLOBALE
Settore: Educazione e promozione culturale
Area di Intervento: Educazione alla pace
Codifica: E 08
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Il presente progetto si inserisce nelle attività che GAVCI promuove da molti anni in collaborazione con l’Organismo non Governativo CEFA di Bologna all’interno delle scuole di secondo grado del territorio bolognese per educare e sensibilizzare i più giovani sui temi della difesa dei diritti umani e della pace.
La collaborazione con il CEFA nasce dal desiderio dei due enti di valorizzare quanto più possibile le testimonianze dirette di persone che abbiano svolto un periodo di vita occupandosi di difesa attiva dei diritti umani e di promozione di processi di pacificazione in paesi nei quali il riconoscimento dei diritti umani e il diritto a vivere in un contesto pacifico sono messi costantemente a dura prova da situazioni politiche, sociali ed economiche complesse, frutto di processi di cambiamento radicali delle tradizioni locali e di situazioni di conflitto, sovente subite dalle popolazioni civili, generate da interessi economici sovranazionali.
L’attività internazionale svolta dal CEFA attraverso i suoi volontari internazionali sia in paesi dell’Area del bacino del Mediterraneo (Albania, Bosnia, diverse regioni del Marocco), dell’Africa del Est (Somalia, Sudan) e del Centro America (Guatemala) fa emergere con chiarezza l’importanza di abbinare ai progetti internazionali miranti alla tutela delle identità e dei diritti delle popolazioni e della gestione del conflitto una parallela attività mirante al miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni coinvolte. Conoscere meglio queste situazioni può altresì rappresentare un proficuo esercizio di riflessione anche per i giovani dei paesi occidentali. A partire da realtà internazionali conosciute dal CEFA, nelle quali vengono realizzati significativi progetti di cooperazione pluriennali, in particolare nel settore sociale ed educativo, il presente programma di attività mira ad allargare la base di discussione tra i giovani, fornendo spunti di riflessione per migliorare la conoscenza dei processi in atto in società non occidentali e del confronto costante che tali situazioni riflettono nelle società europee. La presenza di cittadini immigrati nel nostro paese rappresenta efficacemente il processo di globalizzazione in atto, nei suoi molteplici effetti.
Come è noto gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane hanno raggiunto negli ultimi anni le 500.000 unità. Si è passati nel giro di un decennio da una situazione che gli analisti definivano di emergenza migratoria, nella quale il nodo da affrontare per la società civile e per la scuola era quello dell’accoglienza dei nuovi arrivati, con la conseguenza diretta che molte attività si rivolgevano al riconoscimento della parità di istruzione, sulla conoscenza di base della lingua italiana e, più genericamente, sui metodi di integrazione, ad una fase diversa il cui obiettivo è quello di migliorare le strategie educative per tutti in un’ottica interculturale.
Nei dibattiti in corso in molti paesi extra europee, le categorie culturali che si affrontano delimitano scenari complessi, tra sostenitori della tradizione e fautori della modernità, tra rappresentanti di differenti classi sociali, ma anche tra gli intellettuali, la società civile e i rappresentanti delle gerarchie dominanti. Naturalmente questi dibattiti si riflettono anche tra le comunità espatriate e, conseguentemente, nelle società in cui i migranti si inseriscono. Ecco perché la conoscenza di quelle che possiamo definire “situazioni di partenza” possono favorire i programmi educazione interculturale, valorizzando il dialogo tra le culture e il rispetto alla diversità. L’esigenza di sviluppare una rete formativa più ampia da parte degli stessi insegnanti e la crescente presenza di studenti extracomunitari nelle scuole di Bologna e della provincia, ha orientato le programmazioni didattiche a promuovere un’attenzione maggiore alle problematiche internazionali. La diffusa presenza di classi multiculturali nelle scuole ha di fatto imposto una più articolata attenzione per i processi di cambiamento in atto.
Il progetto avrà la sua attuazione in contesti scolastici della provincia di Bologna nei quali la presenza di studenti di provenienza cultura non italiana varia da un minimo del 2, 4% ad un massimo del 14%. Il territorio della provincia e della città di Bologna, meta negli ultimi quindici anni di un crescente flusso migratorio, presenta una buona offerta nel settore della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti sui temi dell’intercultura, mentre viene lamentata una scarsa attività diretta agli studenti.
E’ noto che la riflessione più attenta anche in sede istituzionale (ad es. la “Commissione per le Politiche di integrazione degli immigrati”) abbia sottolineato come il processo di integrazione si componga di una duplice essenza, quella dell’integrità della persona e quella dell’interazione positiva tra i gruppi di cittadini.
La proposta che ha contraddistinto in questi anni l’attività del GAVCI svolta in collaborazione con CEFA risponde alla richiesta del mondo della scuola di fornire utili strumenti conoscitivi per facilitare l’interazione positiva tra i cittadini a partire dalle fasce giovanili e adolescenziali. L’inadeguatezza e il limitato spazio che i media italiani dedicano ai processi culturali in corso nei paesi extra europei hanno favorito la presenza del CEFA in campo educativo, registrata dal progressivo aumento nel numero di insegnanti che richiedono collaborazione per strutturare programmi di intervento nelle scuole tali da favorirne una primaria conoscenza tra i più giovani. Per agevolare l’accesso al dibattito e alle diverse questioni che verranno affrontate e per stimolare l’interesse tra i giovani, si è ritenuto, in accordo con gli stessi insegnanti, di utilizzare la testimonianza diretta di giovani volontari internazionali rientrati da un periodo di servizio all’estero, per facilitare l’introduzione dei temi dei diritti umani e della pace. Come avviene con regolarità da anni, oltre alle scuole, verranno coinvolte nel programma anche le amministrazioni comunali di Bologna e Provincia, attraverso gli uffici per le politiche scolastiche e quelli culturali. Il programma conta di raggiungere un numero minimo di 20 classi o gruppi interclasse di scuole secondarie. Gli alunni direttamente coinvolti nel programma sono stati calcolati in un minimo di 400.
Ad essi, attraverso un’opera di diffusione prevista dal progetto, occorre aggiungere almeno le famiglie dei ragazzi coinvolti, le comunità scolastiche e, più in generale, l’opinione pubblica dei comuni di riferimento delle stesse scuole. I volontari in servizio civile avranno il compito di animare una serie di interventi seguenti l’incontro che i gruppi classe avranno con i volontari internazionali, finalizzati alla realizzazione di materiali didattici (posters, video, cartoline, …) da parte dei ragazzi delle scuole sulle tematiche dei diritti e della pace. I volontari in servizio civile saranno appositamente formati con una specifica attività e avranno il compito di mantenere il collegamento tra gli enti promotori e le scuole.